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Abbiamo risolto con successo molti casi

Alcuni casi da noi trattati


In questa pagina riportiamo alcune dei casi che i nostri avvocati e medici legali hanno seguito con successo.
Ti ricordiamo che altri casi di malasanità puoi trovarli negli articoli del nostro Blog


Alessandro, 20 anni, vittima di errore del ginecologo

Quando la madre di Alessandro era in gravidanza, i medici non effettuavano i dovuti controlli ecografici e, inoltre, al momento del parto il feto si presentava con distocia alla spalla, ossia non fuoriusciva dal corpo materno perché le spalle si bloccavano dietro la sinfisi pubica. Il ginecologo eseguiva una manovra (detta di Kristeller) non adatta al caso di specie e, inoltre, forzava la testa del bambino per velocizzarne la fuoriuscita. Come accertato dal CTU in corso di causa, l’errata manovra del medico ha causato al paziente una lesione del plesso brachiale con danni permanenti invalidanti. Per Alessandro siamo riusciti ad ottenere un risarcimento di più di 1.000.000 di euro!

Paolo, 40 anni, vittima di omessa diagnosi di tumore al cervello

Il paziente si recava più volte al pronto soccorso per nausea, vomito, vertigini, gastrite e veniva sempre dimesso con errata diagnosi di singhiozzo in ernia iatale. Ai suddetti sintomi si aggiungeva una dolorosa cefalea retronucale e la difficoltà a nutrirsi e bere, ma al pronto soccorso veniva sempre dimesso con la solita diagnosi. Dopo quattro mesi dal primo accesso, visto che la sintomatologia permaneva, il paziente prendeva la decisione di rivolgersi ad altro ospedale. Ebbene, ivi giunto, gli veniva subito diagnosticato un tumore al cervello asportato chirurgicamente. Seguiva poi un aggravamento che necessitava di asportazione di recidiva di processo espansivo cerebellare, cui seguiva paraparesi e tracheotomia cui seguiva, infine, il decesso. Il ritardo nella diagnosi della malattia da parte del primo ospedale è stato ritenuto causa del decesso dal medico-legale nominato in corso di causa promossa dai familiari di Paolo per ottenere il risarcimento dei danni.

Mariella, 73 anni, vittima di responsabilità del dentista

Si rivolgeva al reparto di odontoiatria dell’ospedale per l’estrazione di alcuni elementi dentari nell’emimandibola sx. Per errata esecuzione dell’estrazione da parte del dentista presente in ospedale (poi peraltro rivelatosi privo di titoli per esercitare la professione), la paziente riportava un importante trauma distorsivo con danni permanenti invalidanti. La responsabilità medica veniva confermata dal CTU nel corso della causa promossa da Mariella contro il dentista e la ASL.

Paola, 43 anni, vittima di responsabilità del chirurgo

Paola si presentava al pronto soccorso per una ferita da taglio alla mano. I sanitari si limitavano a medicare e suturare la ferita senza effettuare alcun esame (radiografie, tac…) e la dimettevano con prescrizione di farsi vedere dal medico di base dopo una settimana per togliere i punti. Ma dopo la visita con il medico di base, permanendo mobilizzazione della mano, Paola si sottoponeva a ecografie che riscontravano la lesione del tendine del primo dito. Per tale motivo doveva sottoporsi ad intervento chirurgico che, tuttavia, non le consentiva di riprendere pienamente i movimenti della mano. La richiesta danni contro l’ospedale si basa sulla omessa diagnosi della lesione del tendine e sul fatto che il ritardo nell’operazione ha pregiudicato alla paziente di avere il miglior risultato. Il ritardo, infatti, ha fatto si che il tendine si ritirasse e fosse poi più complicato dargli elasticità.

Francesco, 68 anni, vittima di vaccino anti Covid

A seguito di somministrazione della seconda dose del vaccino AstraZeneca anti Covid 19, dopo una settimana Francesco riportava un ictus che lo costringeva ad un ricovero immediato e una lunga riabilitazione a cui, comunque, permaneva una grave inabilità. Si procedeva all'esame della cartella clinica e ad un parere dei nostri medici legali che riconducevano l'ictus al vaccino, per cui i nostri avvocati rivolgevano richiesta risarcitoria alla Asl di competenza.

Natalina 64 anni, vittima di Covid contratto in ospedale

Natalina veniva ricoverata in ospedale per intervento urgente di appendicite. Nonostante all’ingresso fosse negativa al Covid, nel corso del ricovero era vittima di infezione nosocomiale, ed in particolare contraeva il Covid. Questo virus andava ad aggravare le condizioni di salute della paziente che, già affetta da altre patologie, decedeva dopo due settimane dall’intervento di appendicite. I nostri medici legali analizzavano la copiosa cartella clinica e i nostri avvocati rivolgevano richiesta di risarcimento danni, anche per i familiari di Natalina.

Andrea 43 anni, vittima di errato intervento di colicestectomina

Il paziente veniva ricoverato per un intervento routine di rimozione della cistifellea (colecisti) infiammata dalla presenza di calcoli biliari, ma i chirurghi lesionavano il dotto biliare principale e, dopo tre giorni, si rendeva necessario procedere d’urgenza a intervento riparatorio. Ma il paziente riportava un tempo più lungo di degenza, lesioni temparanee e permanenti e un danno estetico dovuto a cicatrice sull’addome di quasi 30cm che, se il primo intervento in laparoscopia fosse stato eseguito correttamente, non vi sarebbe stata.

Alessandro 50 anni, vittima di disorganizzazione ospedaliera

Alessandro doveva essere preso in carico presso una struttura psichiatrica perché aveva manifestato atti autolesionistici per problemi psichiatrici. Il giorno che doveva essere ricoverato la struttura, senza giustificazioni valide, mandava indietro il paziente per motivi organizzativi dicendogli di tornare il giorno successivo. Il paziente tornava allora a casa e, purtroppo, tentava il suicidio provocandosi lesioni con un coltello. La struttura è da ritenersi responsabile di quanto occorso al paziente perché, se l’avesse accolto come previsto, egli non si sarebbe fatto male.

Aldo, 55 anni, vittima di vaccino Covid: in quanto lavoratore ultra cinquantenne

Quando è stato introdotto il vaccino obbligatorio per lavoratori ultra cinquantenni, Aldo si è dovuto sottoporre alla inoculazione. Ma dopo una settimana ha riportato problemi alla vista consistenti in diplopia (visione doppia) , con conseguenti danni alla salute ma anche economici dovuti alla impossibilità di lavorare.

Gianluca, 47 anni, ictus a seguito di vaccino Covid

Gianluca a seguito del vaccino riportava una ischemia cerebrale con paralisi completa del facciale di sinistra e paralisi agli arti di sinistra. A seguito del ricovero in ospedale si sottoponeva a riabilitazione ma permaneva invalidità permanente per incapacità di muoversi autonomamente.

Silvia, 52 anni, vittima di responsabilità del dentista

La paziente si rivolgeva ad un dentista per una protesi dentaria inferiore che, tuttavia, si rivelava inefficace e dannosa perché, come riscontrato dal consulente incaricato dalla paziente, gli attacchi e la protesi non combaciavano né sulle mucose né sulle femmine degli attacchi, inoltre le terapie canalari non erano state eseguite correttamente. A seguito di richiesta risarcitoria e mediazione la paziente veniva risarcita, quindi evitando una causa civile e relativi costi.

Angelo, 44 anni, vittima di responsabilità dell’ortopedico

Dopo aver avuto un incidente in moto, il paziente veniva trasportato in ambulanza presso il più vicino pronto soccorso, dove gli veniva diagnosticata una microfrattura all’alluce, con confezionamento di una stecca gesso. Tuttavia la parte lesa del piede non veniva preliminarmente disinfettata, tanto che in seguito il paziente riportava una flittena che, a sua volta, gli procurava un ematoma interno sottocutaneo.

Noemi, 8 anni, vittima di responsabilità medico-sanitaria

Dopo aver riportato un contraccolpo alla schiena su una giostra del Luna Park, la bambina iniziava a sentire un dolore dorsale. A seguito di tre accessi in ospedale nel giro di una settimana, nel corso dei quali i medici diagnosticavano una semplice contusione muscolare, nonostante la bambina fosse impedita nella deambulazione e minzione, veniva effettuata una risonanza magnetica che evidenziava un disturbo nel midollo spinale che richiedeva l’immediato trasferimento presso altro ospedale. La ritardata diagnosi è motivo di aggravamento della malattia che da diritto al risarcimento dei danni.

Laura, 64 anni, vittima di responsabilità del farmacista

Laura si presentava in farmacia per richiedere un ansiolitico e il farmacista, seppur la paziente fosse priva di ricetta, le consegnava quanto richiesto. Giunta a casa la predetta assumeva un quantitativo eccessivo di farmaco e, a causa degli effetti collaterali tra cui sonnolenza e mancanza di equilibrio, cadeva dalle scale riportando una frattura al braccio. La responsabilità dell’infortunio va individuata nella condotta del medico che ha venduto un farmaco senza ricetta, a nulla rilevando il consenso della cliente.

Rosa, 68 anni, vittima di errata somministrazione di farmaco

Veniva ricoverata presso il reparto di medicina generale dell’ospedale per accertamenti a causa di enfisema polmonare e febbre. Veniva predisposta terapia antibiotica e corticosteroidea. A seguito di erronea infusione endovenosa di preparato per aerosol, la paziente riportava un episodio di tachicardia sinusale associata a picco ipertensivo. L’episodio scatenava nella paziente un danno psichico permanente consistente, come accertato dal CTU in corso di causa, “disturbo cronico dell’adattamento con ansia, a prevalente espressione somatizzata”.

Assunta, 44 anni,80 anni, vittima di errore del neurologo

La paziente giungeva in ambulanza al più vicino ospedale in cui, a seguito di esami, veniva riscontrato un ictus emorragico. Dopo ben sei ore dall’accesso i medici decidevano di trasferirla in altro ospedale e qui, dopo ben dodici ore, veniva sottoposta ad intervento di craniotomia parietale destra e svuotamento dell’ematoma. Il ritardo nella diagnosi e terapia da parte del secondo ospedale, come riscontrato dal CTU in corso di causa, causava alla paziente una condizione di irreversibile stato vegetativo per ben sette anni, fino al decesso.

Giovanni, 70 anni, vittima di intervento alla schiena

Giovanni si rivolgeva all'ortopedico per intervento di artrodesi vertebrale con impianto di viti erroneamente posizionate, tanto da costringerlo ad un secondo intervento. A causa del primo ed errato intervento il paziente ha riportato una invalidità permanente del 25% per paralisi della flessione dorsale del piede e paresi della flessione dorsale dell'alluce di destra.

Vincenzo, 71 anni, vittima di sepsi per errore medico

Vincenzo si sottoponeva a gastroscopia e biopsia all'esofago, nel corso della quale i medici lesionavano parte delle pareti interne. A seguito di ciò il paziente lamentava dolori e la sua voce cambiava tono. Nonostante ciò i medici lo rassicuravano dicendogli che se anche avesse subito una piccola lesione interna essa si sarebbe cicatrizzata autonomamente. I familiari di Vincenzo, vedendo aggravarsi la situazione, lo facevano trasferire in ospedale, dove veniva accertato che il paziente era affetto da una grave infezione provocata dalla lacerazione dell'esofago e, nonostante il rapido intervento, Vincenzo cadeva in coma e dopo alcuni giorni moriva. I familiari hanno denunciato penalmente i medici della clinica per omicidio colposo e hanno richiesto il risarcimento di tutti i danni subiti per danno da perdita parentale.

Fabio, 53 anni, vittima di responsabilità dello psichiatra

Fabio era in cura da anni presso il Centro di Salute Mentale per disturbi legati alla depressione e per atti autolesivi e tentativi suicidari. In un periodo di acutizzazione della malattia si era spontaneamente recato in Ospedale per essere ricoverato nel reparto di psichiatria. Dopo l’accesso al Pronto Soccorso veniva visitato dagli psichiatri che, dopo una sola notte in osservazione, lo dimettevano dandogli una cura farmacologica, quindi escludendo che potesse tentare il suicidio. In realtà, dopo due giorni dalle dimissioni, Fabio si suicidava lasciando moglie e figlio minorenne. La richiesta risarcitoria dei familiari si fonda sulla responsabilità degli psichiatri dell’ospedale che dovevano tenere sotto osservazione in ospedale il paziente, almeno finchè la cura farmacologica non avesse fatto effetto. I medici dovevano prevedere e potevano evitare il suicidio.

Elena 52 anni, vittima di responsabilità del cardiologo

Elena si sottoponeva ad intervento cardiologico a giugno del 2022 e seguiva fino a settembre visite di controllo ed esami presso l'ospedale dove era stata operata. Essendo in contatto con lo specialista in cardiologia che l'aveva operata, quando a fine settembre iniziò ad accusare perdite di sangue da bocca e naso, nonchè affaticamento, lo chiamò più volte scrivendogli anche messaggi. Il problema è che il medico si limitò a rispondere solo una volta tramite messaggio dicendo "continui la terapia". Ebbene, dopo ben tre settimane di tentativi di parlare col medico, Elena una mattina si sente male, viene accompagnata dal marito al Pronto Soccorso e, dopo mezzora dall'accesso muore per arresto cardiaco. I nostri avvocati agiscono per risarcimento danni da colpa del cardiologo che ha omesso di rispondere al paziente e convocarlo per una visita di controllo che avrebbe probabilmente evitato il decesso.

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martinelli samantha
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2023-05-25
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Alessandro Boggio Tomasaz
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2023-05-11
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Emanuele Petrucci
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2023-03-14
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Keti Tomei
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2022-12-14
Consiglio questo Avvocato
Rudina Uka
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2022-12-06
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