La Corte di Cassazione Sez. II Civ., con ordinanza n. 11664 del 4 maggio 2023, ha confermato la legittimità della richiesta di restituzione di quanto sostenuto dall’ex marito per il finanziamento della macchina della ex moglie.
Con sentenza n. 741 dell'11. 4. 2022 la Corte di Appello di Catania confermò la decisione di primo grado che aveva respinto l'opposizione proposta da R. al decreto ingiuntivo che le intimava di pagare la somma di Euro 8.000,00 a B.S.M., suo ex coniuge, a titolo di saldo della restituzione di un prestito ricevuto per l'acquisto di una autovettura.
La Corte di appello motivò la sua conclusione rilevando che non risultava contestata la dazione della somma di Euro 9.000,00 da parte del B., la circostanza che egli l'avesse reperita chiedendo un prestito ad una finanziaria né che essa fosse stata in parte restituita, e che l'allegazione dello stesso di averla versata alla moglie a titolo di mutuo trovava conferma nella non attendibilità della difesa della appellante, che aveva dedotto di averla ricevuta a titolo di mera liberalità, trattandosi di allegazione generica e priva di riscontri idonei a qualificarla come elargizione riconducibile al rapporto di coniugio esistente tra le parti, tenuto conto che esso, al momento dei fatti, era in crisi e della mancanza di proporzionalità tra la somma consegnata e le sostanze e la capacità di lavoro delle parti.
Per la Cassazione di questa sentenza, con atto notificato il 13.6.202, ha proposto ricorso R.M.D., affidandosi a due motivi.
B.S.M. ha notificato controricorso.
La trattazione della causa è stata avviata in adunanza camerale non partecipata. Il controricorrente ha depositato memoria.
Il primo motivo di ricorso denunzia violazione e falsa applicazione degli artt. 2697 e 2033 c.c., nonché omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio oggetto di discussione tra le parti, per avere il giudice di appello confermato in toto il ragionamento del Tribunale nonostante il B. non avesse dimostrato l'esistenza di un rapporto di mutuo e la dazione della somma chiesta in restituzione fosse chiaramente riconducibile nell'ambito dei rapporti di solidarietà tra coniugi.
Il secondo motivo di ricorso deduce vizio di omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione della sentenza circa un punto decisivo della controversia, censurando la sentenza impugnata per non avere considerato le difese dell'appellante, confermando la decisione di primo grado nonostante la controparte non avesse fornito alcuna prova di avere consegnato la somma con l'obbligo della sua restituzione e finendo col gravare l'opponente dell'onere di dimostrare di averla ricevuta a titolo di liberalità.
I motivi, che possono trattarsi congiuntamente, sono infondati ed in parte anche inammissibili.
Le censure sono infondate perché il percorso motivazionale della decisione appare conforme all'orientamento della giurisprudenza di legittimità, avendo il giudice distrettuale richiamato l'arresto di questa Corte n. 17050 del 2014, seguito da altre successive (Cass. n. 27372 del 2021), che il Collegio condivide, secondo cui “se è pur vero che chi agisce per l'adempimento di un obbligo di restituzione di somme che assume di avere pagato è tenuto a fornire la prova del titolo su cui fonda la sua pretesa, è anche innegabile che chi riceve il denaro altrui non è in linea di principio autorizzato a trattenerlo senza causa", e che la mancata prova da parte dell'attore della sussistenza di un contratto di mutuo, a giustificazione del diritto alla restituzione di somme che concretamente dimostri di avere versato, non elimina il problema di accertare se sia consentito all'accipiens di trattenere le somme ricevute, senza essere tenuto quanto meno ad allegare la causa che ne giustifichi l'acquisizione.
Il nostro ordinamento annovera fra i suoi principi basilari quello dell'inammissibilità di trasferimenti di ricchezza ingiustificati, cioè privi di una causa legittima che giustifichi il passaggio di denaro o di beni da un patrimonio ad un altro.
Ne discende che il rigetto della domanda di restituzione dell'asserito mutuante, per mancanza di prova della pattuizione del relativo obbligo, è condizionato anche dalla risoluzione della questione relativa alla sussistenza di una causa che giustifichi il diritto dell'accipiens a trattenere le somme ricevute, qualora questi non deduca alcuna valida causa idonea a giustificarlo, specie se si consideri che, come risulta dalla sentenza impugnata, il B. aveva fondato la sua domanda anche sotto il profilo dell'indebito oggettivo, ex art. 2033 c.c..
Seguendo tale criterio di valutazione la Corte di appello ha affermato che l'allegazione della controparte di avere ricevuto la somma di cui si discute senza pattuire un obbligo di restituzione, a titolo di solidarietà familiare, era stata formulata in modo generico e risultava contrastare sia con il reperimento della provvista da parte del B. attraverso una società finanziaria, sia con la crisi in corso del rapporto coniugale e, inoltre, con le condizioni economiche delle parti.
Il ricorso viene pertanto respinto.
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2 Comments
Io ho comprato tutti i mobili di casa con un finanziamento. Se mi separo è mia moglie resta nella casa posso chiedere il rimborso?
Buongiorno Giuliano, nel corso del matrimonio il principio è che ciascuno contribuisce ai bisogni della famiglia in base alle sue possibilità, senza poter poi chiedere un rimborso in caso di separazione. Comunque ci contatti in privato per una consulenza più approfondita perché ci sono anche casi in cui è possibile chiedere un rimborso”.