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15/02/2023
Risarcimento per sordità derivata da colpa medica
01/03/2023Segnaliamo un caso di responsabilità medica, un errato intervento alla colonna vertebrale, recentemente trattato dal Tribunale di Lucca a seguito di ricorso per consulenza tecnica preventiva che abbiamo proposto per un nostro assistito.
La questione riguarda le lesioni subite dal paziente, a cui era stata diagnosticata una ernia del disco intervetebrale, a seguito di un intervento chirurgico di revisione della radice di L5 ed S1 e stabilizzazione peduncolare L5-L3.
- La vicenda clinica
- Il secondo intervento: poche viti e messe male
- Le conseguenze riportate dal paziente
- Il risarcimento del danno iatrogeno differenziale
- Hai bisogno di assistenza legale e medica?
La vicenda clinica
Il nostro assistito, di circa 70 anni, nel 2018 iniziava ad accusare sciatalgia che permaneva nonostante terapie mediche, terapie infiltrative, radiofrequenze, etc..
Nel mese di giugno del 2019, quindi, veniva sottoposto ad un primo intervento chirurgico a Pisa per “decompressione radici nervose lombari”, e dimesso con diagnosi di “ernia discale lombare L4-L5 sn”.
Col tempo tuttavia compariva dolore lombare irradiato al gluteo e alla superficie laterale di coscia e gambe, con associate parestesie.
Poiché ulteriori terapie non sortivano effetto, veniva posta indicazione di secondo intervento di decompressione L4-L5 a ds.
Nel mese di febbraio 2021 si sottoponeva pertanto, a Lucca, ad intervento di “revisione della radice di L5 ed S1 e stabilizzazione peduncolare L5-L3”.
Veniva dimesso con busto, senza alcun riferimento all’eventuale utilizzo di un tutore, non essendo in grado di deambulare in maniera adeguata per l’assenza di movimento di dorsiflessione del piede ds.
Coesisteva lombosciatalgia ds e nessuna risposta a terapie fisiche che portava avanti per alcuni mesi.
Si rivolgeva, infine, ad altri sanitari e, nel luglio 2021, veniva sottoposto a terzo intervento presso altra struttura di Ravenna per “revisione precedente artrodesi: rimozione di tutto il sistema, nuove viti bilaterali su L3-L4-L5 e barre…decompressione del canale e foraminectomie di L4 ed L5 a sn”.
Nonostante questo ulteriore intervento, regolarmente effettuato, il paziente continuava a lamentare deficit completo della dorsiflessione del piede destro e la necessità di utilizzo di un tutore, mentre in assenza del tutore utilizzava una stampella.
Il secondo intervento: poche viti e messe male
Ritenendo che il secondo dei tre interventi non fosse stato eseguito correttamente, il paziente ricorre tramite i nostri avvocati e consulenti medici al Tribunale di Lucca, per accertare la responsabilità dell’equipe medica che l’ha operato, e quantificare i danni subiti.
Ebbene, i consulenti tecnici nominati dal Tribunale di Lucca hanno confermato che il secondo intervento chirurgico è stato caratterizzato da gravi negligenze.
Infatti, nel corso dell’intervento di cui trattasi sono state posizionate due viti in L5, una vite in L3 e una vite in L2 destra. Ma, secondo i consulenti, “specialmente le viti in L5 si presentavano corte e, inoltre, nessuna vite è stata inserita in L4; in sintesi, viti corte, stenosi foraminale L4-L5 ds.”.
Quella che vedete nell’immagine di copertina con la scritta “sbagliato” è la radiografia della colonna del paziente dopo l’intervento di cui trattasi!
Quindi, il tipo di intervento di cui trattasi è consistito in una stabilizzazione, con l’utilizzo di due viti peduncolari a livello di L5, una vite peduncolare in L3 a sinistra ed una vite a livello di L2 a destra e successiva decompressione radicolare della radice L5 a sinistra.
La tipologia di intervento è risultata inadeguata ed insufficiente, senza tenere conto della lesione durale nell’introduzione della vite peduncolare in L3 a destra.
I consulenti nominati dal Tribunale di Lucca hanno affermato che il sistema non ha tenuto con le viti in L5 ed in L2, evidenziate successivamente mobili, inoltre non è comprensibile perché sia stata effettuata una decompressione radicolare a sinistra e non a destra, visto che la sintomatologia clinica del paziente era a destra.
Si ritiene infatti che non è possibile ottenere una stabilità della colonna lombare, con sole 4 viti che sembrano quasi messe “a caso”: una in L2, una in L3, nessuna in L4 e due in L5.
Trattasi di un sistema inadeguato per una stabilizzazione, non solo non è simmetrico ma è insufficiente sia per il numero delle vite sia per le loro lunghezze e posizione
È poi mancata la gestione della fuoriuscita del liquor ed è mancato il posizionamento di altre viti in L4, L3 ed L2.
È, inoltre, mancato un esame neuroradiologico, fondamentale nell’immediato post-operatorio, che poteva forse evitare od ottenere un recupero dei danni subiti dal paziente, in particolare un precoce reintervento con un riposizionamento corretto delle viti, soprattutto quella di L5, avrebbe potuto ovviare all’entità del danno neurologico.
In sintesi, l’intervento è risultato non scevro di criticità: una stabilizzazione inadeguata e insufficiente, con impossibilità ad ottenere una stabilità della colonna lombare e una mancata tenuta delle viti in L5 ed L2 e un mal posizionamento della vite in L5 a destra, lesione durale nell’introduzione della vite in L3 e l’omissione di un controllo neuroradiologico immediato nel post-operatorio.
Tale situazione ha comportato la necessità di un reintervento, che nelle immagini di copertina è indicato come “corretto”, con prolungamento dei tempi di guarigione e di recupero, recupero tuttavia non raggiunto, con un danno permanente a carico dello SPE di destra, dove tuttavia era già presente una certa quota di sofferenza.
Le conseguenze riportate dal paziente
Quanto rilevato dalla disamina della documentazione in atti ha quindi evidenziato secondo i consulenti del Tribunale un aggravamento del quadro clinico neurologico del paziente successivamente all’intervento del giugno 2021.
L’aggravamento risulta caratterizzato dal deficit completo della dorsi-flessione del piede destro (precedentemente all’intervento tale sofferenza risultava di lieve entità: deficit motorio lieve 4/5, sulle radici nervose L4, L5 ed S1 a ds, con una sintomatologia irritativa nervosa ed occasionali episodi di lombosciatalgia, seppur parzialmente responsiva a terapia medica), con conseguente disturbo della deambulazione.
Un secondo elemento di aggravamento è consistito nel prolungamento del tempo di guarigione e/o stabilizzazione della sintomatologia.
E, ancora, un ulteriore elemento di aggravamento è consistito nella necessità di un terzo intervento.
Il risarcimento del danno iatrogeno differenziale
Per danno iatrogeno differenziale si intende un aggravamento delle condizioni di salute di un paziente, già di per sé malato, causato da responsabilità medica.
Nel caso che stiamo trattando, i consulenti medici nominati dal Tribunale, hanno ritenuto che il paziente, che già soffriva di una patologia invalidante nella misura del 5% prima di rivolgersi ai medici di Lucca, abbia riportato per colpa di questi ultimi un aggravamento della patologia stimabile in ulteriori 15 punti percentuali, oltre invalidità temporanea di 6 giorni al 100%, 140 giorni al 75%, 15 giorni al 50% e 15 giorni al 25%.
Quindi, per calcolare il danno da risarcire al paziente, viene effettuata la differenza tra quanto percepirebbe il paziente in base al 20% di invalidità permanente e quella preesistente del 5%.
Vediamo quindi il conteggio in base alle Tabelle del Tribunale di Milano del 2021.
Calcolo invalidità 20% + temporanea, con personalizzazione massima= € 72.000
Calcolo invalidità 5% + temporanea, con personalizzazione massima= € 19.000
Calcolo risarcimento danno non biologico (€ 72.000 – € 19.000)= € 53.000.
A questa voce di danno non patrimoniale biologico, andremo poi a sommare i danni patrimoniali consistenti in tutte le spese mediche, di consulenze e legali sostenute dal paziente, che dovranno essere rimborsate dalla parte soccombente.
Hai bisogno di assistenza legale e medica?
Se tu o un tuo familiare avete subito danni per colpa medica, potete contattarci tutti i giorni tramite i canali che trovate nel nostro sito: numero verde, WhatsApp, e-mail.
Ti basterà raccontarci il caso e consegnarci copia della cartella clinica, dopodichè i nostri consulenti medici sapranno dirti se effettivamente siamo di fronte da un caso di malasanità e a quanto può ammontare il risarcimento dei danni.
Devi sapere che i nostri avvocati e i nostri consulenti medici hanno esperienza ventennale in pratiche di risarcimento danni per responsabilità medico sanitaria e lavorano in tutta Italia.
NOTA BENE: avvocaticollegati.it invita gli utenti interessati a promuovere azioni di risarcimento danni per responsabilità medico-sanitaria, a contattarci solo se il caso riguarda decessi o grandi invalidità. Si informa inoltre che, al fine di evitare azioni temerarie o meramente speculative, gli avvocati presteranno assistenza legale solo previa valutazione del caso da parte dei nostri consulenti medici, e solo ove questi ultimi abbiano effettivamente ritenuto sussistente una responsabilità-medico sanitaria.
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8 Comments
Salve, mio padre dopo un intervento alla schiena ha praticamente smesso di camminare e passa il tempo su una sedia a rotelle o con le stampelle. Il nostro medico di famiglia ci ha consigliato di fare causa all’ospedale. Potete occuparvi voi della causa? Avete sede a Ostia?
Caro Massimo, il parere che vi ha dato il medico di famiglia dovrà essere suffragato da quello dei nostri consulenti medici legali, dopodiché se ci saranno i presupposti potremo procedere con una richiesta di risarcimento. La sede più vicina ad Ostia è quella di Roma, che la invitiamo a contattare tramite il nostro numero verde per fissare un appuntamento o una videocall.
Ho subito un caso uguale a quello del video. Per favore vorrei un parere perché mi hanno rovinato la vita! Ho già tutta la documentazione. Claudio da Roma
Caro Claudio possiamo certamente aiutarla a capire se c’è stato un errore tramite i nostri consulenti medici legali e neurochirurghi. Chiami pure la nostra sede di Roma per un parere. Grazie
Avvocato io ho avuto un caso simile la contatteró lunedì grazie
Grazie a lei, ci sentiamo.
Salve sono stato sottoposto nell’ 2005 ad una stabilizzazione delle vertebre l3 l4 l5
..l intervento e stato fatto malissimo debbo quasi sempre ricorre ad antinfiammatori e cordisone da allora …girato molto neurochirurghi dove nessuno a mai voluto rimetterci mani perché complicato da allora vivo un incubo e molto invalidante soltanto un medico e stato coraggioso dicendomi che l intervento e stato fatto malissimo e che sinceramente non aveva coraggio di metterci mano da allora vivo sempre tra medicinali e casa…cosa posso fare …grazie per chi mi ascolterà anche così .
Purtroppo il termine di prescrizione per chiedere il risarcimento è di dieci anni, quindi ritengo che ormai non si possa più procedere contro il medico che ha fatto il primo intervento. Saluti.