A volte succede anche questo, che pazienti anziani e non autosufficienti riportino ferite o addirittura muoiano a causa di cadute riportate in ospedale.
Ma l’ospedale, e per esso il personale che vi lavora, è obbligato non solo a curare i pazienti ma anche a fare in modo che, soprattutto quando non sono autosufficienti, non si facciano male!
Vediamo quindi come si può chiedere il risarcimento dei danni subiti dal paziente e dai familiari di quest’ultimo.
La struttura sanitaria deve risarcire il danno
Il rapporto che si instaura tra paziente e struttura sanitaria (pubblica o privata che sia) è di tipo contrattuale e viene detto “rapporto di spedalità”.
Pertanto, a tale rapporto si applica il principio di cui all’art. 1218 del codice civile, secondo cui la struttura sanitaria è tenuta al risarcimento dei danni subiti dal paziente, a meno che non provi che il fatto dannoso non è imputabile ai propri medici e/o infermieri.
Infatti, nel momento in cui il paziente entra in ospedale per una prestazione medica, la struttura sanitaria si obbliga a fornire al paziente sia cure adeguate che, soprattutto per soggetti non autosufficienti, precauzioni tali da non aggravare ulteriormente la loro salute.
Si pensi al malato anziano affetto da disturbi motori o mentali (Alzheimer, Parkinson…).
Tra le precauzioni che il personale medico ha il dovere di affrontare nei confronti di tali pazienti, vi è certamente quella di utilizzare sponde del letto per impedire che possano cadere, quella di assistere tali persone quando mangiano o devono andare in bagno, di spostarli tramite barelle o sedie a rotelle etc.
Se la struttura non si attiva in tal senso e il paziente si fa male, è dovuto il risarcimento di tutti i danni subiti da quest’ultimo e/o i suoi familiari.
La struttura non può incolpare il paziente
Abbiamo detto che la struttura sanitaria può difendersi dimostrando che l’accaduto non è dipeso da colpa del personale, ma quando il paziente non è autosufficiente non si vede come ciò sarebbe possibile.
La struttura, laddove non riuscisse a dimostrare che non vi è stata colpa del personale, potrebbe anche difendersi richiamandosi all’art. 1227 del codice civile, secondo cui se il paziente ha concorso con la propria condotta a farsi male, il risarcimento è diminuito secondo la gravità della colpa e l’entità delle conseguenze che ne sono derivate, oppure che il risarcimento non è dovuto se il paziente avrebbe potuto evitare di farsi male usando l’ordinaria diligenza.
Ma, i Giudici difficilmente accoglierebbero una difesa del genere, perché se il paziente non è autosufficiente non gli si può certo imputare alcuna condotta autonoma!
Quanto più è non autosufficiente il paziente, tanto più la struttura deve vigilare
I giudici sono concordi nel ritenere responsabile la struttura sanitaria quando un paziente non autosufficiente riporta lesioni o decesso durante il ricovero.
Il principio che viene solitamente richiamato dai giudici è quello per cui:
<<in tema di responsabilità medico-sanitaria per decesso di paziente a seguito di caduta, va respinta la prospettazione della struttura sanitaria che invochi l’applicazione dell’art. 1227 c. c. secondo il quale (comma 2) “il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare utilizzando l’ordinaria diligenza”, sul presupposto che la caduta fosse l’esclusivo esito di un movimento poco consono del Paziente il quale, girandosi nel letto, è scivolato rovinosamente a terra>> (Tribunale di Milano sez. I, 18.02.2019, n.1533).
Infatti, si ribadisce, è da ritenere responsabile la struttura sanitaria sul presupposto che non è ragionevole pretendere che un paziente, anziano e affetto da plurime patologie, stia fermo nel letto nella medesima posizione per lungo tempo, riconoscendo l’omissione della struttura per non aver adoperato precauzioni per prevenire comportamenti anche involontari.
Un caso eclatante: cade dalla barella e muore dopo 2 anni di coma
Per farvi capire la gravità della condotta di medici ed infermieri che non vigilano su pazienti più o meno autosufficienti, riportiamo un recente caso di cronaca.
Si tratta di un caso di grave malasanità, avvenuto nell’aprile del 2010 al Pronto Soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, allorchè un paziente di 40 anni, sotto sedazione con Valium, cadeva dalla barella riportando un trauma cranico che lo portava in coma irreversibile e poi alla morte dopo due anni di agonia.
I familiari iniziavano una causa contro l’ospedale per chiedere il risarcimento di tutti i danni subiti iure hereditatis e iure proprio.
Ebbene, i Giudici hanno dato ragione ai familiari, seppur dopo ben 12 anni dal fatto, riconoscendo che l’ospedale aveva lasciato l’uomo “senza una adeguata assistenza”, tenendolo per ore in un corridoio con altri numerosi pazienti in attesa di ricovero, quando le condizioni del paziente avrebbero dovuto indurre gli operatori sanitari ad una “attenta e costante sorveglianza del paziente”.
I familiari si sono quindi visti riconoscere un risarcimento danni di circa 700mila euro.
Un tuo familiare ha riportato danni per malasanità?
Se il caso che hai letto in questo articolo riguarda te o un tuo familiare, puoi rivolgerti senza impegni ai nostri avvocati per chiedere un parere assolutamente gratuito.
Avrai modo di parlare con un avvocato e, dopo che avrai spiegato il fatto, l’avvocato saprà già dirti se ci sono le condizioni legali per procedere con una denuncia penale contro il personale della struttura sanitaria e con una richiesta risarcitoria.
Il tuo caso sarà anche visionato dai nostri consulenti medici legali, che sapranno dirti a quanto potrebbe ammontare il risarcimento dei danni subiti da te e/o dai tuoi familiari.
Abbiamo 20 anni di esperienza in casi di malasanità e non chiediamo anticipi di spese legali e di consulenza medica per casi di grandi invalidità o decessi
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6 Comments
Mia madre è stata lasciata ore in una barella in mezzo al corridoio del pronto soccorso. Non le hanno dato da bere anche se avevo fatto presente che era malata di alzheimer. La mattina dopo era completamente disidratata. Chiedo aiuto perché poi ha avuto grossi problemi
Può contattarci quando vuole e, se ha già copia della cartella clinica, i nostri medici legali le daranno un primo parere gratuito.
Io lasciato 6 ore col braccio dolorante. Mi dicono non ho nulla ma dopo tre settimane si scopre che era fratturato
Abbiamo seguito altri casi come il suo. Ci contatti pure quando vuole.
Mia madre 87 anni affetta da Alzheimer/non autosufficiente e da ricorrenti trasfusioni dopo ricovero in ospedale al secondo giorno di sera cadeva dalla sedia in qui l’avevano messa fratturandosi diverse costole(non avevano detto niente,dicevano che era solo contusioni,non attivato subito il rischio caduta)dopo 15 giorni di ospedale (dà cui non si è ripresa più)veniva mandata a casa e dopo 2 giorni è morta.La mia rabbia è che dalla caduta con fratture(riconosciuta dalla cartella clinica)mia madre non si è più ripresa.Visto il danno subito abbiamo tramite medico legale/avvocato chiesto risarcimento danno in maniera bonaria .Ci è stata proposto 5.000 come risarcimento danno,5% del danno,motivando che aveva diversi problemi/anziana/ecc..anche se hanno riconosciuto il danno dà caduta.Io non ho’accettato e andrò avanti, ho’perso mia madre per colpa di questa malasanità/incuria specie verso le persone non autosufficienti.
Gent. sig. Giampaolo, è invitato a contattarci per una valutazione giuridica e medica del caso di Sua madre, senza alcuna spesa a Suo carico. Cordiali saluti