Con questo articolo segnaliamo la procedura che il lavoratore deve seguire quando ritiene di avere subìto un torto e vuole impugnare un licenziamento ingiusto.
Intanto vi è da dire che il datore di lavoro può licenziare il dipendente solo per i seguenti motivi:
per giusta causa: quando il lavoratore ha poso in essere comportamenti particolarmente gravi, tali da impedire la prosecuzione del rapporto di lavoro (es. ha commesso reati contro il datore di lavoro, è in stato di abituale ubriachezza o tossicodipendenza e non si cura etc…)
per giustificato motivo soggettivo: quando le condotte del lavoratore sono meno gravi (es. non si presenta senza giustificazione al lavoro, ha condotte verso colleghi o il datore di lavoro tali da ostacolare l’attività, viola il codice disciplinare etc.)
per giustificato motivo oggettivo: quando vi è una crisi aziendale o vi sono motivi di riorganizzazione (es. il datore di lavoro non più ha abbastanza ordini o la mansione svolta dal dipendente non è più necessaria etc.)
Quando il lavoratore ritiene che il licenziamento sia ingiusto, può contestarlo con modi e termini che devono essere necessariamente rispettati, a pena di decadenza dal diritto di impugnazione.
IMPUGNARE IL LICENZIAMENTO INGIUSTO: Entro il termine di 60 giorni da quando il lavoratore ha ricevuto la comunicazione scritta del licenziamento da parte del datore di lavoro, il lavoratore deve impugnarlo con atto scritto da recapitare con raccomandata con ricevuta di ritorno al datore di lavoro. Se la comunicazione scritta di licenziamento del datore di lavoro non è motivata o il licenziamento è avvenuto solo verbalmente, il lavoratore avrà invece ben 5 anni di tempo per impugnare il licenziamento, sempre e comunque in forma scritta con raccomandata con ricevuta di ritorno.
TENTATIVO DI CONCILIAZIONE: Nel termine di 180 giorni dalla spedizione della lettera di impugnazione del licenziamento, il lavoratore può invitare il datore di lavoro ad un tentativo di conciliazione presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL). Se il datore non si presenta per il tentativo di conciliazione, entro i successivi 60 giorni il lavoratore dovrà necessariamente iniziare la causa. Se invece il datore si presenta ma non si trova un accordo, i termini per iniziare la causa saranno 180 giorni.
CAUSA CIVILE: se a seguito dell’impugnazione del licenziamento e del tentativo di conciliazione, che non è una procedura obbligatoria, il lavoratore non ottiene giustizia, allora quest’ultimo dovrà farsi assistere da un avvocato per iniziare una causa davanti al Tribunale del Lavoro. La causa inizia con il deposito in Tribunale di un ricorso redatto dall’avvocato, nel quale si riassumono i fatti, si indicano le ragioni per cui il lavoratore ritiene ingiusto il licenziamento, vengono fatte le richieste di risarcimento e/o reintegrazione nel posto di lavoro e, infine, vengono indicate le prove che il lavoratore intende portare al Giudice per la decisione. A seguito del deposito del ricorso, il Tribunale fisserà un’udienza antro la quale il datore di lavoro dovrà presentare una comparsa scritta con le proprie difese, richieste e prove.
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