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  • Diritto Civile
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  • Affidamento Congiunto Paritario
  • divorzio
  • separazione

Dal 10 settembre il Parlamento discuterà la proposta di legge di modifica dell’assegno di mantenimento, normalmente dovuto in sede di separazione e divorzio dal genitore con cui il figlio non vive stabilmente all’altro con cui, invece, il figlio ha il domicilio prevalente.

Il principio che domina la proposta di legge è quello di rispettare il diritto primario del figlio di mantenere con entrambi i genitori un rapporto paritario, ossia di consentirgli di passare la metà del tempo con l’uno e con l’altro, in modo anche di tutelare i padri che, per nota esperienza di chi è stato coinvolto in separazioni e divorzi, normalmente viene rilegato ad un ruolo marginale nella crescita del figlio.

Qualora la proposta di c. d. “affidamento congiunto paritario” dovesse diventare legge, questi sono i punti salienti:

– il figlio dovrà passare almeno la metà del mese, e comunque non meno di 12 giorni, anche con il padre, salvo diverso accordo tra i genitori
– in caso di permanenza paritaria del figlio con la madre ed il padre, non sarà più dovuto l’assegno di mantenimento, perché ciascun genitore provvederà ai bisogni primari del figlio (vitto, alloggio, vestiario etc.) nel periodo di permanenza con lo stesso;
– il domicilio del figlio diventerà “doppio”, ossia sia presso l’uno e l’altro genitore, considerando che vivrà metà del tempo a casa dell’uno e dell’altro;
– i coniugi con figli minori, per ottenere la separazione, dovranno seguire un percorso di mediazione psicologica per almeno sei mesi, al fine di gestire la salute psicologica del figlio nel trapasso dalla vita familiare unita a quella, per appunto, separata;

La proposta di legge si inserisce nel recente solco della giurisprudenza che, in effetti, da alcuni anni tende a tutelare anche il ruolo paterno per consentire anche ai padri di passare più tempo con i figli e, cosa non da poco, evitare che la separazione e/o divorzio non diventi una causa volta più a “litigare” su questioni economiche anziché “conciliare” i genitori affinchè i figli vivano nel miglior modo possibile il loro distacco.

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