Il 4 dicembre gli italiani sono chiamati a dire SI o NO alle riforme della Costituzione già approvate dal Parlamento in tema di superamento del bicameralismo paritario, riduzione del numero dei parlamentari, contenimento dei costi di funzione dell’ordinamento, abolizione del CNEL ( Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro ) e revisione del titolo quinto della seconda parte della Costituzione.
In questo articolo non si vuole entrare nel merito delle riforme, né tantomeno consigliare se è come votare, ma spiegare sinteticamente il procedimento referendario in materia costituzionale, così come disciplinato dall’art. 138 della Costituzione.
Quando il Parlamento intende modificare uno o più articoli della Costituzione, innanzitutto ciascuna camera (Senato e Camera dei Deputati) deve approvare la relativa delibera per ben due volte a distanza non minore di tre mesi e con maggioranza assoluta dei componenti nella seconda votazione.
Tale procedura impone una particolare e profonda meditazione da parte del Legislatore ogniqualvolta si intenda intervenire in temi costituzionali, ossia nelle principali linee guida dello Stato.
Dopo la votazione del Parlamento é previsto il referendum popolare quando, entro tre mesi dalla promulgazione della legge, ne faccia richiesta almeno un quinto dei componenti di ciascuna camera o cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali.
Ciò, a meno che la legge di riforma della Costituzione non sia stata approvata da ciascun ramo del Parlamento in seconda votazione con almeno due terzi dei voti dei componenti.
Il referendum sarà quindi volto ad approvare o meno la riforma e sará valido a prescindere dal quorum, ossia da quanti elettori si presenteranno al voto, a differenza di quanto invece previsto per quello abrogativo.